Allergie e intolleranze alimentari

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Epidemia delle intolleranze Alimentari: allarme vero o falsità?

Le reazioni avverse al cibo stanno crescendo a ritmi cosi vertiginosi, nel mondo occidentale, da meritarsi l'appellativo di vera e propria "epidemia allergica". Secondo gli operatori del settore il 50% della popolazione occidentale soffre di reazioni avverse agli alimenti, mentre gli studi epidemiologici stimano tale percentuale intorno al 5-10%. Da una prima analisi dei dati la domanda che sorge spontanea è: stiamo parlando dello stesso problema o c'è una confusione sul termine "allergia"?
L'unica spiegazione plausibile di questa eccessiva sovrastima risiede nel fatto che nel computo delle reazioni allergiche agli alimenti siano finite, oltre alle allergie propriamente dette, anche le reazioni tossiche agli alimenti (intossicazione da funghi, batteri e virus…) e una serie di malattie delle quali non è mai stata dimostrata la natura allergica (colon irritabile, emicrania, orticaria cronica da stress, sindrome della fatica cronica, sindrome ipercinetica del bambino, artriti siero negative…)

L'incremento della patologia allergica negli ultimi decenni è sotto gli occhi di tutti gli operatori sanitari, ma è sicuramente esagerato stimare che oltre la metà della popolazione soffra di disturbi aspecifici o malattie non definite riconducibili a cause di natura allergica o a intolleranze alimentari.

Le reazioni avverse al cibo comprendono malattie per le quali è stato dimostrato il nesso causa-effetto con il cibo (allergie alimentari propriamente dette, alcune intolleranze alimentari come la celiachia e l'intolleranza al glutine) e manifestazioni cliniche che non riconoscono il cibo come unica causa.


Allergie alimentari e intolleranze alimentari

Le allergie alimentari propriamente dette sono caratterizzate da una reazione di tipo immunologico (IgE mediata) che si manifesta in modo rapido e violento (entro pochi minuti dall’ingestione del cibo) con sintomi specifici di tipo locale (orticaria da fragole o cioccolato, angioedema della glottide da crostacei, noci, arachidi…) o di tipo generale, che possono giungere fino allo shock anafilattico. In questo gruppo è abbastanza facile individuare l’agente causale e non essendo presente il fenomeno della cross-reattività è sufficiente eliminare l’alimento responsabile della reazione allergica per stare bene.

Le intolleranze alimentari, a differenza delle allergie alimentari, sono per lo più caratterizzate da reazioni ritardate di tipo cronico (fino a 72 ore dall’assunzione del cibo), non IgE mediate, che interessano diversi organi e apparati e si manifestano con sintomi e quadri clinici talmente vaghi e aspecifici da rendere difficile se non impossibile individuare con certezza gli agenti causali. I sintomi più spesso riscontrati sono di origine gastrointestinale (bruciore di stomaco, aerofagia, meteorismo, alvo alternante, dispepsia, coliche gassose) o extraintestinale (astenia, cefalea,ansia, torpore mentale,vertigini, palpitazioni, ipersudorazione, edemi, prurito, crampi, afte orali, alitosi, iperattività).
Il sospetto dell’intolleranza alimentare va posto quando un disturbo, anziché comparire in modo passeggero o saltuario, inizia a presentarsi sempre più frequentemente, fino a interferire con la vita "normale" della persona. In questo gruppo è presente la cross-reattività, per cui nel 70% dei casi è necessario eliminare non solo l’alimento incriminato ma l’intero gruppo alimentare coinvolto nella reazione. I cibi più frequentemente responsabili delle intolleranze alimentari sono: latte e latticini, lieviti, frumento, oli vegetali, olio di oliva…

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Test Diagnostici per le intolleranze alimentari

In medicina, di fronte a un sospetto clinico-anamnestico il medico richiede una serie di ulteriori accertamenti per arrivare a una diagnosi e proporre la terapia adeguata (per esempio, se sospetto una polmonite richiedo un Rx torace per avere una conferma e iniziare la terapia). Nel caso delle intolleranze alimentari il percorso non è cosi lineare e nella maggior parte dei casi la situazione si complica nel passaggio dal sospetto clinico agli accertamenti. La maggioranza dei test diagnostici per le intolleranze alimentari infatti non hanno mai avuto alcuna approvazione da parte della medicina ufficiale. Gli unici quadri clinici attualmente riconosciuti dalla medicina convenzionale sono le intolleranze al lattosio e al glutine (celiachia): i test diagnostici in questi casi sono la ricerca degli anticorpi antitranglutaminasi, l’esame istologico di biopsia duodenale, i test genetici per la celiachia e il Breath test per l’intolleranza al lattosio. Per tutte le altre sospette intolleranze alimentari vengono utilizzati quotidianamente test alternativi proposti dalla medicina complementare, che però non hanno alcuna validità scientifica e, cosa ancor più grave, vengono somministrati da operatori non competenti in materia. (Vega Test ,Citotest ,Test del capello - DRIA ,Dosaggio IgG specifiche Iridologia).
Inoltre, in questo tipo di patologie esiste il fenomeno della cross-reattività alimentare nel 70% dei casi, per cui è necessario eliminare non un semplice alimento ma l’intero gruppo alimentare di appartenenza.
E capite bene come sia facile incorrere in gravi rischi per la salute, se il tutto non è gestito da operatori sanitari competenti in nutrizione.
Da medico-nutrizionista, responsabile di un centro per la cura della obesità dei disturbi del comportamento alimentare, non avrei mai pensato di dovermi occupare di riabilitazione nutrizionale in soggetti con forti deficit nutrizionali in seguito a suggerimenti dietetici forniti per supposte intolleranze alimentari. Ricordo che una dieta ristretta (calorico-nutrizionale) con forte calo ponderale in soggetti normopeso può portare in alcuni casi (complicati da insicurezza, bassa autostima, perfezionismo, bassa tolleranza alle emozioni e relazioni interpersonali disturbate) allo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare come anoressia e bulimia nervosa.


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