Anoressia Nervosa
Caratteristiche dell’Anoressia Nervosa
L'anoressia nervosa (AN) è una malattia caratterizzata da una restrizione dietetica calorica persistente, rigida, estrema e da un basso peso. Si contraddistingue anche per un’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, associata ad un’intensa paura di ingrassare.
Nelle pazienti affette da AN il pensiero intorno al cibo ed al suo controllo è talmente ossessivo da non lasciare spazio ad altro (aspetto patognomonico del disturbo). Il termine Anoressia letteralmente esprime “mancanza di fame” ma ciò non corrisponde alla realtà in quanto la sensazione di fame, soprattutto nelle fasi iniziali, si manifesta in modo importante ma il desiderio di magrezza è preponderante e la resistenza nei confronti del cibo persiste a dispetto dell'evidenza del deperimento organico. Alcune pazienti durante la malattia sviluppano un quadro di iperattività nel tentativo di perdere peso caratterizzata da parecchie ore di esercizio fisico nella giornata. Altri per dimagrire si auto-inducono il vomito o usano altre forme non salutari di controllo del peso, come ad esempio l’uso improprio di lassativi o di diuretici. Un sottogruppo di pazienti perde il controllo dell’alimentazione e va incontro a delle abbuffate. Sintomi caratteristici, che peggiorano con la perdita di peso e spesso scompaiono con la normalizzazione ponderale, sono la depressione, il deficit di concentrazione, la perdita dell’interesse sessuale, l’ossessività e l’isolamento sociale.
La distribuzione mondiale dell’AN è predominante nelle società occidentali, con una possibile maggior prevalenza nelle classi sociali elevate anche se oggi potremmo dire che si è estesa a tutti gli strati sociali. La distribuzione maggiore si trova nell’età adolescenziale e nel sesso femminile (90% femmine, 10% maschi). Più nello specifico, l’AN presenta una distribuzione con una prevalenza lifetime dell’1.4% nelle donne e dello 0.2% negli uomini. L'età di insorgenza dell’AN in Italia presenta un picco intorno al 15-16 anni.
Con la pandemia da COVID-19 si è assistito ad un peggioramento della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione e della psicopatologia generale. Ancora, ad un aumento dell’incidenza dei disturbi alimentari (DA) e, di conseguenza, delle richieste di trattamento e di ricoveri ospedalieri, in particolare negli adolescenti. La pandemia ha portato ad un aumento dei casi di DA del 30% in più, con un ulteriore abbassamento della fascia di età a rischio (8-14 anni).
Le forme di anoressia prepuberali e premenarcali presentano indici di psicopatologia più elevati e una prognosi psichiatrica generalmente più grave.
Per le forme tardive e postmenopausali, la diagnosi differenziale deve prestare attenzione a disturbi depressivi mascherati e ricercare precedenti episodi anoressici.
L’AN in alcuni casi è di breve durata ed auto-limitata, in altri il disturbo diventa stabile e richiede un trattamento intensivo. Nel 10-20% dei soggetti il disturbo si cronicizza. Inoltre, le abbuffate si sviluppano frequentemente e, in circa la metà dei casi, c’è un passaggio verso la bulimia nervosa.
Il decorso dell’AN è influenzato da fattori prognostici positivi (età precoce di insorgenza, breve durata della malattia) e negativi (lunga durata della malattia, grave perdita di peso, abbuffate e vomito).
In secondo luogo, l'AN è classificata tra le malattie mentali: le ricerche epidemiologiche condotte sui registri psichiatrici dei casi possono misurare non tanto o non solo un aumento reale della frequenza, ma anche un aumento apparente dovuto allo spostamento delle pazienti dai servizi di endocrinologia, medicina interna, ginecologia, verso quelli di psichiatria. Tuttavia diversi studi dimostrano che l'incidenza dell'AN è davvero molto aumentata.
Casi sporadici di anoressia nervosa sono stati osservati nei maschi sin dal 1689, anno in cui venne descritto per la prima volta il caso di un giovane). È stato stimato che 1 individuo su 10 con AN è più riluttante a chiedere aiuto ed è meno consapevole di avere un DA. Inoltre, i questionari e le interviste per i disturbi alimentari sono stati ideati per le donne e possono non essere idonei ad identificare la presenza dei DA nei ragazzi e negli uomini.
Negli uomini la preoccupazione principale è relativa a quella che viene definita dismorfia muscolare, ovvero la paura di non avere abbastanza massa muscolare. Anche nei maschi, quindi, assistiamo alla presenza di un esercizio fisico eccessivo e ad un’alimentazione che, al contrario delle femmine in cui risulta essere ipocalorica, è orientata all’assunzione di proteine o all’utilizzo di integratori, steroidi, ormoni della crescita e clenbuterolo. Si assiste, inoltre, ad un tasso più elevato di obesità prima dell’esordio del DA (circa 50%), omosessualità (circa 20%), depressione, uso improprio di sostanze e alcool e aumentato rischio di suicidio.
Infine, per quanto riguarda il trattamento, i maschi tendono ad essere meno propensi a cercare un trattamento per DA e, quando lo fanno, è spesso dopo una lunga durata del disturbo, il che riduce la probabilità di guarigione. Spesso, soffrono dello stigma di avere una condizione tipicamente associata al sesso femminile, manifestando le stesse complicazioni mediche delle femmine.
Anche tra i maschi l'incidenza e la prevalenza dell'AN sembrano in aumento negli ultimi decenni, ma non nella stessa proporzione del sesso femminile.